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21/05/18

per non capire che un governo m5s e lega è l'unica via bisogna essere o criminali o ritardati.Ricordiamoci i campioni al governo in questi anni


Ricordiamoci i campioni al governo in questi anni


Ricordiamoci i campioni al governo in questi anni

(di Franco Bechis – limbeccata.it) – Oh, sì. L’alleanza fra Luigi Di Maio e Matteo Salvini non è naturale: si sono scontrati in tutta la campagna elettorale. I due non sono espertissimi di governo? Vero. Unire i loro programmi è utopia? Possibile. Però ricordiamoci gli ultimi venti anni, tutti i campioni che sono sfilati a palazzo Chigi e dintorni, il fallimento di ogni programma presentato, l’Italia che di anno in anno è andata indietrom, fino all’ultimo posto nella Ue raggiunto nelle ultime settimane. E chiediamoci: c’è davvero il rischio di fare peggio? E’ matematicamente impossibile… Qualcuno si ricorda dell’espertissimo Mario Monti e della sua superministra, la tecnica Elsa Fornero, quella che ha fatto più errori tecnici con la sua riforma delle pensioni (gli esodati) di qualsiasi studentello alle prime armi? Davvero si può pensare di fare peggio di loro? O di Enrico Letta e Fabrizio Saccomanni, che durarono solo otto mesi passando alla storia per un paio di provvedimenti pensati solo per le banche e che per altro si sono rivelati inutili, visto che subito dopo sono scoppiate le crisi di Mps, delle popolari e delle venete?
Che dire poi delle ricette miracolose di Matteo Renzi, del suo ministro Pier Carlo Padoane della esperta di banche Maria Elena Boschi? Hanno preso in mano un’Italia sicuramente già scassata dai predecessori, e dal 23° posto sono riusciti a consegnarla a questa legislatura al 28° e ultimo posto europeo in qualsiasi classifica macroeconimica. E senza avere risolto uno solo dei problemi che hanno messo in crisi la maggiore parte delle famiglie italiane. In compenso i loro insuccessi garantiscono una sicurezza: oltre l’ultimo posto non c’è più caduta possibile. Nemmeno per Salvini e Di Maio.
E andando indietro con l’orologio della storia? Si va ai due protagonisti della prima parte del ventennio della seconda Repubblica: Romano Prodi, l’uomo dalle cento tasse con i suoi vari Vincenzo Visco, dracula del fisco. O a Silvio Berlusconi con i suoi Giulio Tremonti e Gianfranco Fini (c’è stato un tempo in cui erano culo e camicia). Anche a quell’epoca le promesse erano elettrizanti, e i timori sui conti pubblici altissimi. Qualcuno ha mai visto la flat tax che anche Berlusconi promise nel 2001 con la sua rivoluzione fiscale? Non la portò a casa, e come tutti i premier di questi anni non riuscì a fermare l’inesorabile declino dell’Italia. Poi fu ucciso dallo spread e mandato via da palazzo Chigi da un complotto europeo. Sorprende oggi vederlo dagli assassini dell’epoca a ventilare -lui, proprio lui- lo spauracchio dello spread contro il nuovo governo gialloblù.
E allora? Allora il peggio l’abbiamo già passato. E ogni volta che l’abbiamo fatto notare in questi anni invocavamo svolte in gran parte contenute in quel contratto di governo firmato da Lega e M5s. Non è detto siano in grado di realizzarle, è vero. Potrebbero fallire anche loro come tutti i predecessori. Vero come per chiunque: nessuno nasce superman, e anche con tutta la buona volontà di cambiamento gli ostacoli da superare potrebbero rivelarsi invalicabili. Ma in questi 20 e più anni ricordo che solo nei confronti di Berlusconi  e solo da un a parte del sistema dei media c’è stato totale scetticismo fin dalla vigilia. Non un dubbio sulle capacità taumaturgiche di Prodi, non un aggrottare di ciglio su Monti, l’uomo che faceva sembrare meraviglioso pure il loden indossato. Entusiasmo per la mediocrità di Letta, tripudio per l’arrivo al potere di Renzi, che avrebbe rivoluzionato l’Italia come un calzino. Mai un fronte scettico a 360 gradi come per Salvini e Di Maio, mai un esercito mondiale di Cassandre come in questo caso. Un atteggiamento che fa ben sperare: la strana coppia parte bene, non incensata a prescindere come tutti gli altri. Può anche combinare qualcosa di buono, questa volta…

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