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31/12/16

Capo Danno di Marco Travaglio Il Fatto Quotidiano 31 dicembre 2016

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Capo Danno
di Marco Travaglio
Il Fatto Quotidiano 31 dicembre 2016

Non è una bella confessione, questa. Ma dobbiamo proprio farla: non ci capiamo più niente. Per vent’anni abbiamo vissuto con la rassicurante impressione di capire tutto: tutta la politica italiana ruotava intorno a B., con i suoi affari, le sue tv, i suoi processi e il suo pisello. Era tutto chiarissimo: quando governava lui, si faceva i fatti suoi; quando governavano gli “altri”, gli facevano i fatti suoi (un po’ perché ricattati, un po’ perché intimoriti, un po’ perché corrotti, un po’ perché culturalmente succubi, un po’ per nascondere la coda di paglia di essere stati comunisti o craxiani o democristiani, un po’ per nascondere i fatti loro dietro i suoi). Ora non è che B. sia scomparso con tutto il cucuzzaro, anzi: lui sta formalmente all’opposizione, ma il governo difende come un sol uomo Mediaset dai terribili invasori francesi di Vivendi. Ma anche questo si capisce e si spiega: l’eventuale irruzione del libero mercato e della concorrenza nel mondo della tv, ultimo residuato del socialismo reale con i partiti che controllano l’etere e quello che l’attraversa, sarebbe peggio della rivoluzione proletaria. Una Mediaset in mano a un grande gruppo estraneo ai giochetti politici italioti investirebbe un sacco di soldi nei programmi, costringendo la Rai a fare altrettanto o a fallire, e i politici abituati a trattare gli studi televisivi come il salotto di casa dovrebbero chiedere per favore, e in francese, ciò che oggi ordinano nel loro italiano malfermo, con la seccatura di non possedere il numero di cellulare di monsieur Bolloré. Un incubo.
Però oggi gli affari di B. non sono più così centrali e determinanti per tutta la politica. Che, improvvisamente, è rimasta senza un baricentro. Dunque molto più incomprensibile. Anche perché, a furia di veder avvicendarsi governi nati in laboratorio, all’insaputa degli elettori, non si sa più a chi rispondano e dove vogliano andare. Prendete Gentiloni: che ci sta a fare a Palazzo Chigi? Personcina ben educata, per carità. Non strilla, non se la tira, non fa il ganassa, non dice parolacce, non sporca, non gioca col cellulare mentre parla coi capi di Stato e di governo, non insulta gli eventuali giornalisti che fanno domande vere. Ma, a parte il galateo – che, visti i precedenti, è già qualcosa – chi rappresenta? Alle primarie del Pd per il sindaco di Roma, arrivò terzo su tre, dietro Marino e Sassoli. E quando, partito quell’altro ectoplasma della Mogherini per Bruxelles, Napolitano e Renzi gli proposero gli Esteri, si voltò di scatto pensando che ce l’avessero con qualcun altro dietro di lui. Figurarsi quando Mattarella l’ha chiamato per fargli fare il premier.
....(continua)
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano in edicola oggi.
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