Dieci anni di euro, lungo salasso
La spesa costa il 70% in più
Aumenti a due cifre per gli alimentari
E il dentista si paga il doppio
BOLOGNA - Dieci anni di euro non sono passati senza lasciare tracce sulle tasche dei bolognesi. Da quando, nel gennaio 2002 è stata introdotta la moneta unica, il cosiddetto «effetto euro» si è fatto sentire, portando a una consistente crescita dei prezzi, che certo non è stata d’aiuto in un periodo già appesantito dagli effetti della più grande crisi economica dal ’29.
Analizzando i dati forniti dalle associazioni dei consumatori e dall’Osservatorio Prezzi e Tariffe del Ministero dello Sviluppo Economico, si conferma quello che, tra l’altro, in molti percepiscono da tempo: negli ultimi 10 anni a Bologna i prezzi sono cresciuti praticamente in tutti i settori, con punte che fanno pensare. Beni di prima necessità come pasta, latte e carne costano oggi più del 60%, quando l’inflazione su Bologna nel periodo dal 2001 al 2009 (dato Istat) è del 22%.
Gli aumenti che colpiscono di più riguardano sicuramente i generi alimentari: in particolare l’insalata (+96,5 % al kg), l’olio extra vergine d'oliva (+92,5% al litro), la carne bovina (+70,4% al kg). La pasta, passata dalle 2.200 lire al kg del 2001 (1,14 euro) agli 1,85 euro attuali, è aumentata del 65%. Così se nel 2001, per esempio, una casalinga in media per acquistare un chilo di pasta, un litro di latte e un chilo di insalata spendeva 5.750 lire (2,97 euro), oggi arriva a spendere 5,12 euro, con un aumento di più del 70%. Una mazzata non indifferente per le tasche dei bolognesi. A sorpresa invece, secondo l’Osservatorio Prezzi diminuisce il prezzo del pane che cala dell’8%. Se nel dicembre 2001 un chilo di pane costava 5.440 lire, pari a 2,81 euro, oggi lo stesso tipo di pane costa 2,59 euro, anche se su questo dato non è d'accordo l’associazione Panificatori, secondo cui l’aumento c’è stato, e del 25%.
Secondo Marinella Degli Esposti, presidente dettaglianti ortofrutticoli Ascom, questo aumento generalizzato è dovuto all’accresciuto prezzo delle materie prime e dei costi di lavorazione, mentre sarebbero da escludere delle forme di speculazione: «Incide l’aumento di beni come l’elettricità e il carburante, si tratta di una crescita dei prezzi piuttosto fisiologica» spiega la Degli Esposti. Anche per Francesco Mafaro, presidente dell’associazione Panificatori: «Gli aumenti sono da ascrivere al maggiore costo delle materie prime». Neanche i settori servizi e tempo libero sono stati risparmiati dai rincari: un’otturazione dal dentista oggi, ad esempio, costa mediamente 127 euro, il 98% in più del 2001, quando costava 120.000 lire (62 euro), mentre il gasolio è passato dalle 1.900 lire al litro (0,98 euro) a 1,44 euro. Anche prendere qualcosa al bar pesa di più nelle nostre tasche: per una bevanda analcolica si può arrivare a spendere il 94% in più.
Tra i beni e servizi meno toccati dagli aumenti ci sono: il caffè espresso al bar (+22%), una messa in piega (+18,5%), il biglietto del cinema (+23,7%). Anche una margherita in pizzeria costa «solo» il 29% in più. Invece per una donna, una messa in piega e un taglio di capelli oggi costano circa 39 euro, contro i 31 euro del 2001. Un aumento del 25%, uno dei pochi dati in linea con l’inflazione. In definitiva, per molti beni di prima necessità, il primo decennio di moneta unica ha portato aumenti ben più consistenti di quelli previsti dall’andamento medio dei prezzi. Un compleanno sofferto per l’euro e soprattutto per i consumatori, in un periodo in cui si parla sempre più frequentemente di seconda recessione.
Noemi Bicchiarelli
Domenico Mascialino
05 settembre 2011(ultima modifica: 06 settembre 2011)
Domenico Mascialino
05 settembre 2011(ultima modifica: 06 settembre 2011)
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